Fondazione Marisa Bellisario

LEONE XIV, IL PAPA IN UNA RERUM NOVARUM 2.0?

di Carlotta Cittadini* e Flavia Giacobbe**

Il mondo e l’opinione pubblica (e anche la rivista Formiche nel suo numero di Giugno) si interrogano su che Papa sarà Leone XIV. Abbiamo raccolto in queste prime settimane le informazioni che ne delineano un ritratto preciso, ma sarà interessante comprendere come la sua storia e le sue prime scelte si andranno a incastrare con i dossier più delicati che sarà chiamato ad affrontare.

Robert Francis Prevost è il primo Papa statunitense della storia. Prima della chiamata in Vaticano, ha vissuto l’esperienza delle “due Americhe”. Nato e cresciuto negli Stati Uniti, ha trascorso gran parte del suo ministero in Perù, dove ha ricevuto la cittadinanza e dove è stato amato e stimato non solo come pastore, ma anche come uomo di dialogo e promotore della giustizia sociale. Il duplice radicamento geografico, che unisce il nord e il sud del continente americano, appare un valore aggiunto per una Chiesa in continua ricerca di un equilibrio tra esigenze spirituali e questioni geopolitiche.

Altro elemento che condizionerà il suo pontificato è l’appartenenza all’ordine di sant’Agostino, a cui si è unito subito dopo aver concluso gli studi scientifici, lasciando già intravedere uno stile pastorale. Due tratti agostiniani sembrano incarnarsi nel modo in cui Leone XIV si è subito presentato al mondo dalla loggia di san Pietro: il sermo humilis e l’ascolto. Il primo, concetto chiave della retorica agostiniana, richiama un modo di comunicare accessibile e vicino alle persone e necessario, oggi più che mai, per comunicare agli uomini e le donne del nostro tempo. Il secondo tratto, profondamente radicato nella spiritualità agostiniana, vede nel cuore dell’uomo il luogo in cui Dio parla. E in un’epoca segnata dal rumore, dall’informazione continua e dalla polarizzazione, questo approccio potrebbe rivelarsi rivoluzionario.

Anche la scelta del nome pontificale non è casuale, ma segno di un programma preciso. Leone XIII, Papa Pecci, è ricordato come il pontefice che, con l’enciclica Rerum Novarum, aprì la strada alla dottrina sociale della Chiesa, affrontando i temi del lavoro, del capitale, dei diritti dei lavoratori, all’epoca delle profonde trasformazioni della rivoluzione industriale. Nella società odierna, segnata dalla rivoluzione digitale, la res nova ha assunto forme inedite, diventando Intelligenza artificiale e tecnologie innovative. Dalle sue prime parole, Leone XIV ha mostrato di voler scrivere una nuova pagina del magistero sociale della Chiesa, affrontando questi temi e dando vita a una Rerum novarum 2.0.

Quindi il suo pontificato sarà segnato inevitabilmente da uno stretto rapporto con i media. Già quando era cardinale, Prevost, dal suo account, non ha esitato a criticare la postura dell’amministrazione Usa verso i migranti. Nel suo nuovo ruolo ha scelto di continuare ad essere attivo sulle piattaforme social, dando un chiaro segnale di continuità. È un pontefice che non teme la contemporaneità, anzi la abita essendo consapevole che la Chiesa di oggi passa anche per il digitale.

La sua geopolitica sarà segnata da una Chiesa al centro di un mondo profondamente instabile: le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, la questione migratoria globale, il futuro dell’Africa, i rapporti con la Cina e la sfida della crisi climatica. La sua formazione potrebbe dargli una chiave di lettura più ampia, ma sarà la capacità di dialogo – anche con le voci più lontane – a determinare un impatto nella diplomazia vaticana, oggi più che mai chiamata a essere ponte tra le nazioni.

*Editorial team Formiche

**Direttore Formiche

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1 commento su “LEONE XIV, IL PAPA IN UNA RERUM NOVARUM 2.0?”

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