Fondazione Marisa Bellisario

IL MACHISMO E LE ALTERNATIVE

di Flavia Giacobbe* e Maria Paola Frajese**

Il ritorno nello scenario internazionale di Donald Trump ha provocato negli Stati Uniti e in molti altri Paesi un ripensamento obbligato di azioni e obiettivi. I toni ai quali stiamo assistendo per la soluzione degli scenari di crisi sono muscolari, a più̀ riprese crudi e quanto mai inediti. Un modo di gestire le relazioni internazionali di difficile comprensione per il Vecchio continente, che per tradizione ha sempre preferito dare un valore elevato alla forma e all’arte della diplomazia. Una giustificazione a questo comportamento potrebbe essere attribuita alla gravità delle congiunture che si stanno delineando all’orizzonte, tra un Medio Oriente fumante (con l’attenzione al mondo arabo e all’Iran sullo sfondo), l’aggressività̀ russa, il risveglio (auspicato) dell’Europa e la Cina che continua a giocare la sua partita in contrapposizione agli Stati Uniti.

Questo scenario pone una sfida agli uomini di potere e anche alle donne che ricoprono posizioni di primo piano. Hanno due strade di fronte a loro: o si adeguano a queste dinamiche, adottando una postura assertiva e al tempo stesso combattiva, rischiando al contrario di restare marginalizzati; oppure uniscono le forze tra Stati (come nel caso dei Paesi europei), non cedendo a un cambio di interlocuzione, ma ponendosi come mediatori verso il nuovo approccio Usa.

Il machismo, se così vogliamo chiamarlo, non fa distinzioni tra uomini o donne, ma va diretto ai rapporti di forza e alla capacità negoziale. Quindi, la questione di genere passa quasi in secondo piano. Perché́ a contare maggiormente è l’utilità e il peso strategico dell’interlocutore (donna o uomo che sia).

Volendo fare degli esempi di leadership femminili, a oggi i due più̀ significativi sono Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni. La presidente della Commissione europea sta incontrando maggiori difficoltà di interlocuzione, ad esempio con Donald Trump, non tanto per la persona o per le sue politiche, quanto per il ruolo che ricopre. D’altronde è noto agli addetti ai lavori che il nuovo inquilino della Casa Bianca ami privilegiare i rapporti bilaterali, a scapito delle organizzazioni multilaterali e internazionali, quindi le difficoltà di dialogo riguardano il ruolo e non la persona nello specifico. Al contrario, Giorgia Meloni, unica leader donna attualmente del G7, ha finora saputo ben calibrare posizioni di dialogo e punti fermi con gli Usa, riuscendo a destreggiarsi con abilità tra uomini forti senza apparire remissiva.

È quanto emerso nel corso di una recente riunione del G7, durante la quale, nonostante il cambio di atteggiamento da parte degli Stati Uniti, ha mantenuto la sua posizione tradizionale sul dossier Ucraina, restando ferma sulle responsabilità̀ dell’aggressore russo e sul sostegno a Kyiv, nonostante le divergenze lessicali della Casa Bianca. Lo stesso atteggiamento deciso si era già̀ riproposto pochi giorni prima al vertice di Parigi, convocato di gran fretta da Macron per raccogliere i partner del Vecchio continente dopo le posizioni sull’Ucraina adottate da Trump, avendo la capacità di ribadire le proprie posizioni con autorevolezza, senza cedere alle pressioni di leader più̀ esperti o mediaticamente più̀ influenti. Un equilibrio difficile e potenzialmente rischioso, ma che finora ha premiato la sua leadership.

L’Italia ha mantenuto un rapporto relativamente equilibrato con gli attori globali, dimostrando che una leadership femminile, se adeguatamente sostenuta, può̀ offrire una via alternativa e costruttiva. L’apprezzamento che Trump ha mostrato nei confronti di Meloni, definita una “grande leader” e alleata affidabile, elogiandone la leadership, sottolineano come le donne possano non solo competere, ma anche eccellere in un contesto governato da dinamiche maschili. Tuttavia, affinché́ questa tendenza si consolidi, è necessaria una loro presenza più ampia con un ruolo strutturale nei processi decisionali globali per trasformare radicalmente il sistema e creare un modello di governance inclusivo e sostenibile.

*Direttore rivista Formiche

**Giornalista rivista Formiche

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1 commento su “IL MACHISMO E LE ALTERNATIVE”

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