Fondazione Marisa Bellisario

“FUORI”, IL FILM DI MARIO MARTONE EMOZIONA E FA RIFLETTERE

di Annamaria Terremoto*

Una bella storia di rinascita e di libertà attraverso il pensiero e la vita della grande scrittrice siciliana

Meritava di più “Fuori”, il film di Mario Martone, unico italiano in gara per la Palma d’oro al Festival di Cannes. Bellissimo, ha emozionato tutti; dispiace che non abbia ottenuto nessun riconoscimento. Accolto calorosamente in sala con oltre sette minuti di applausi, per la stampa italiana è un successo, i critici stranieri lo ritengono invece, ripetitivo. Non ha conquistato il pubblico della Croisette che ha mostrato più di una perplessità.

“Fuori” racconta uno spaccato di vita di Goliarda Sapienza, una delle figure più significative e complesse della letteratura italiana del 900. Anticonformista, ribelle, antifascista, insofferente alle regole. Nel film si coglie sin dall’inizio che ci troviamo di fronte a una donna libera, attraversata da fragilità, da bisogni, vuoti da riempire. Siamo nell’estate del 1980, nella Roma di quel tempo Goliarda aveva 55 anni; la sua figura è interpretata magistralmente da una straordinaria Valeria Golino, reduce come regista dai tre David di Donatello, conquistati con la serie SKY “L’arte della gioia”, capolavoro postumo della scrittrice siciliana.

Il film, diretto da Martone e scritto con la moglie Ippolita Di Majo, parte da “L’Università di Rebibbia”, il libro autobiografico pubblicato per la prima volta da Rizzoli nel 1983. Goliarda, senza soldi e con tanti debiti, finisce in carcere per un breve periodo, aveva rubato per rabbia e per follia alcuni gioielli in casa di un’amica durante una festa. A Rebibbia scopre un altro mondo, incontra donne di ogni genere, tossicodipendenti, ladre, vittime di abusi. Qui nasce l’amicizia con alcune detenute, legami forti dove proprio non ti aspetti, come quello profondo di complicità e intimità che si instaura spontaneamente tra Goliarda e Roberta – nei panni di Matilde De Angelis – una ragazza ruvida, tra l’eroina e la lotta armata, e poi c’è Barbara, interpretata da Elodie, donna fragile che racconta di un amore che l’aspetta fuori. Rapporti consolidati da riscoprire e da non abbandonare.

Per Goliarda, Rebibbia diventa scuola di vita, vera e propria Università. “Queste donne, anche quando sono fuori – spiegherà Goliarda Sapienza al marito Angelo Pellegrino – è come se fossero dentro e quando sono con loro, mi sento dentro anch’io, cioè libera”. Ed è attraverso questo rapporto che Goliarda ritrova la gioia di vivere e ricomincia a scrivere. Il tempo carcerario riemerge per tutto l’arco narrativo fra ricordi alternati alla vita fuori, con flashback tutti carichi di emozioni insieme a un senso di smarrimento. La dimensione carceraria torna anche in una suggestiva scena finale nella profumeria di Barbara alla periferia di Roma dove le tre amiche si ritroveranno attorno a un tavolo sul retro del locale. Sullo sfondo le sbarre alla finestra, che richiamano quei momenti in cui si erano conosciute.

Il regista Mario Martone con “Fuori” ci regala, dunque, una storia forte di amicizia e sorellanza con una regia libera e inquieta che diventa lacerante nell’ultimo incontro tra Goliarda e Roberta. Un film che ci ricorda quanto sia necessaria la voce delle donne nella cinematografia spesso dominata da un mondo maschile.

“Fuori” emoziona e fa riflettere. Una bella storia di rinascita e di libertà attraverso il pensiero e la vita di una grande intellettuale: Goliarda Sapienza.

*Giornalista

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