Fondazione Marisa Bellisario

EUROPA: IL MOMENTO DI TORNARE A GRANDI PROSPETTIVE

di Deborah Bergamini*

I tre anni di guerra in Ucraina rappresentano una “frattura della storia” che ha riportato nello spazio fisico europeo una serie di incubi: il dramma del popolo che ha subito l’invasione da parte della Russia, con decine di migliaia di morti; l’ignobile prelevamento dei bambini; la distruzione di attività produttive, le notti al buio e al gelo; l’incombere della minaccia di un’estensione del conflitto, anche in una degenerazione nucleare; l’intreccio di una conduzione sanguinosa e molto novecentesca della guerra con l’era globale che stiamo vivendo. In questi tre anni, infatti, abbiamo avuto a che fare con gli scossoni nelle catene di approvvigionamento a partire dalle forniture di gas, le incursioni degli hacker nei nostri sistemi, le strumentalizzazioni inoculate attraverso opere capillari di disinformazione nel tessuto delle opinioni pubbliche europee. Di tutti questi elementi occorre tener conto nella costruzione del processo di pace.

Se, come ci auguriamo, dovessimo riuscire a raggiungere la tregua in tempi relativamente brevi, occorre togliere l’ossigeno alla possibilità che il mostro riemerga più avanti ed è necessario bonificarne le scorie, anche ideologiche. Tony Blair, nel suo ultimo libro “On Leadership”, spiega che gli ideali sono “qualcosa di vivo”, che misurano il successo sulla base di ciò che viene realizzato in loro nome. Il nostro ideale guida è quello che fonda le nostre società: la libertà.

Come possiamo “misurare”, quindi, il risultato con il metro della libertà? Facendo in modo che la pace sia solida e duratura, salvaguardando la tenuta democratica del Paese aggredito. Prendendo contezza in Europa che il sogno degli anni ’90 è finito, la pace non è ineluttabile. E le insidie non saranno di per sé stroncate con la fine – speriamo a breve – della guerra in Ucraina.

Ci sono due segnali a indicarlo: il primo è che più volte, in questi tre anni, i maggiorenti del regime di Putin hanno indicato l’aggressione all’Ucraina come un attacco all’Occidente, con i suoi valori, i suoi principi e il suo assetto democratico. Certo, in Europa spesso non abbiamo fatto buon uso del lascito dei nostri padri e nonni, che costruirono le democrazie dopo i totalitarismi del ‘900. Ma proprio per questo oggi abbiamo il dovere di respingere ogni incursione ideologica di chi vuole indebolire o disarticolare le democrazie. L’altro aspetto riguarda invece la saldatura sempre più stretta tra dittature, volta a creare un assetto sovranazionale alternativo a quello democratico. Una sorta di “globalizzazione del male” che vuol costruire integrazioni finanziarie, politiche, militari e culturali. Se la Russia, a fronte di sanzioni economiche molto pesanti varate da Stati Uniti e Ue, è stata in grado di reggersi, lo si deve a questo meccanismo che si è messo in moto e ha consentito di tenere in piedi le catene di approvvigionamento.

Per fronteggiare tutto questo, come più volte affermato da Forza Italia (posizione condivisa anche dalla Presidente del Consiglio Meloni), dobbiamo tenere l’Occidente unito. Certo, le immagini di qualche giorno fa alla Casa Bianca, con la lite pubblica tra Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sono una ferita per il nostro modo di intendere la politica, in cui chi ha il compito di difendere libertà e democrazia da una minaccia esterna così pesante non deve mai mostrarsi diviso.

L’altro aspetto è la solidità dell’Europa. Il vertice di Londra, cui hanno partecipato tra gli altri alcuni Paesi membri oltre agli apici esecutivi dell’Unione, ha segnato una convergenza di fondo su alcuni obiettivi generali che va mantenuta, ma va declinata nelle iniziative concrete per la protezione dell’Ucraina, su cui c’è ancora da lavorare. La tremenda lezione che arriva da questi tre anni, poi, rende urgente l’avvio del percorso per l’adozione di un sistema di difesa comune a livello europeo. Forza Italia, come componente del PPE, sostiene questa istanza da tempo. Si tratta di un obiettivo para-costituente dell’Unione Europea. Per realizzarlo, però, la politica deve sovrastare le contrapposizioni che per circa vent’anni hanno costellato il difficile processo di integrazione: anseatici contro mediterranei, frugali contro “laici del debito”. Abbiamo sprecato troppo tempo in discussioni intorno a regole, norme e vincoli.

È il momento di tornare alle grandi prospettive.

*Deputata, Vicesegretaria e responsabile del Dipartimento Esteri e dei rapporti con la stampa internazionale di Forza Italia

 

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1 commento su “EUROPA: IL MOMENTO DI TORNARE A GRANDI PROSPETTIVE”

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