Fondazione Marisa Bellisario

DONNE E GOVERNANCE: UN CAMBIAMENTO NECESSARIO E STRATEGICO

di Marina Rubini*

Negli ultimi anni, il tema della presenza femminile nei Consigli di Amministrazione (CdA) ha acquisito crescente rilevanza sia a livello normativo sia nel dibattito pubblico. In Italia, un impulso decisivo è arrivato con la legge Golfo-Mosca (L. 120/2011), che ha introdotto l’obbligo per le società quotate e controllate pubbliche di riservare una quota minima dei posti nei CdA e nei collegi sindacali al genere meno rappresentato (che ahimè purtroppo ad oggi è ancora quello femminile). Questa normativa ha avuto un impatto oltremodo significativo: dal 2011 a oggi infatti la presenza femminile nei board è aumentata dal 7% a oltre il 43%, dimostrando l’efficacia di misure correttive per riequilibrare la disparità di genere.

Ma qual è il valore aggiunto delle donne nei CdA? Numerosi studi dimostrano che una maggiore presenza femminile nei consigli migliora diversi aspetti della governance societaria. Un effetto concreto si osserva ad esempio nel campo legale e dei controlli: secondo una ricerca del 2019 pubblicata su Harvard Business Review, le banche europee con donne nel CdA sono state sanzionate dai regulator meno spesso e con multe mediamente inferiori, con un risparmio stimato di circa 7,8 milioni di dollari l’anno in sanzioni rispetto alle banche senza donne in consiglio​. Gli autori ipotizzano che ciò derivi da una combinazione di maggiore etica e minore propensione al rischio eccessivo da parte delle donne​. In sintesi, una composizione più equilibrata del CdA contribuisce a migliorare la supervisione, la trasparenza e l’aderenza a norme e principi etici, rafforzando la qualità complessiva della governance.

Le donne amministratrici apportano inoltre competenze che possono arricchire la visione strategica su temi emergenti. Spesso le consigliere hanno background in aree complementari a quelle tradizionali dei consiglieri uomini​. Questo si traduce in board più attrezzati ad affrontare sfide come la trasformazione digitale, le strategie di diversificazione di mercato e l’integrazione dei fattori ESG nelle decisioni.

Tuttavia, il semplice rispetto delle quote non basta a garantire un cambiamento sostanziale. È necessario interrogarsi anche su come le donne nei CdA possano contribuire a promuovere una governance più equa e sostenibile e su quali siano le condizioni per trasformare la loro presenza in un reale valore aggiunto per le aziende.

Oltre al contributo strategico e gestionale, le donne che siedono nei board hanno infatti un’opportunità concreta di influenzare le politiche aziendali in materia di parità di genere. Questo può avvenire attraverso diverse leve. Le consigliere infatti possono:

  • sostenere l’adozione di piani per l’uguaglianza di genere, come programmi di mentoring, formazione sulla leadership femminile e iniziative per la riduzione del gender pay gap;
  • fungere da role model e supportare lo sviluppo di carriere femminili all’interno dell’azienda, favorendo la crescita di talenti femminili per ruoli apicali;
  • favorire la revisione dei processi di selezione e promozione, spingendo per criteri trasparenti e meritocratici che valorizzino il talento senza discriminazioni di genere.

Io stessa nel 2019 mi sono attivata affinché nel venisse modificato lo Statuto di Leonardo rendendo obbligatoria – nelle liste con un numero di candidati pari o superiore a tre – l’inclusione di candidati di genere diverso a prescindere dalla normativa vigente.

L’esperienza degli ultimi anni dimostra che le quote di genere sono state un punto di partenza necessario, ma il vero obiettivo è promuovere un cambiamento culturale che renda la presenza femminile nei CdA non un obbligo normativo, ma un elemento naturale della governance aziendale. In definitiva, una governance inclusiva e attenta alla parità di genere non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche un’opportunità per le imprese di essere più competitive, innovative e resilienti nel lungo periodo.

*Consigliere di Amministrazione BNL e Mondadori

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1 commento su “DONNE E GOVERNANCE: UN CAMBIAMENTO NECESSARIO E STRATEGICO”

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