di Beatrice Coletti*
Irrompe a una settimana dal voto la tragedia dell’alluvione delle Marche e occupa i media nazionali con le immagini drammatiche del fiume Misa la cui esondazione ha causato undici morti, due dispersi, 50 feriti e centinaia di sfollati. Una bomba d’acqua, in un brevissimo lasso di tempo, ha scaricato su un ristretto territorio racchiuso tra le province di Ancona e Pesaro la pioggia che di norma cade in sei mesi. Paesi come Cantiano, Barbara, Ostra, Trecastelli e la cittadina di Senigallia si sono ritrovati in un attimo ricoperti di fango a piangere vittime e danni per milioni di euro.
Sono gli stessi borghi dell’entroterra delle Marche e le medesime cittadine affacciate sul mare, ricchi di storia e tradizioni secolari che questa estate sono stati visitati da migliaia di turisti italiani e stranieri. Luoghi famosi nel mondo per l’accoglienza, l’eccellenza enogastronomica e i panorami mozzafiato; perché i marchigiani sono così, allegri, ospitali, gran lavoratori; capaci di esprimere un attaccamento e un amore per la loro terra davvero unici.
Conosco questi luoghi perché la mia famiglia materna è originaria delle zone del Fermano e da circa un mese mi trovo a Ponzano di Fermo per seguire la campagna elettorale; qui tutto è nelle mani degli amministratori locali che lavorano senza sosta per ristrutturare e difendere i borghi dove sono nati, ostacolati spesso da una burocrazia che lega loro le mani. Tanti sono i problemi da affrontare: lo spopolamento, soprattutto a opera dei più giovani che vanno nelle città o all’estero a studiare e poi non fanno più rientro a casa; la chiusura delle attività commerciali, anche quelle di prima necessità, come farmacie, alimentari, bar, che desertificano il territorio e rendono più difficile la vita ai residenti. Un trend questo, che si è drammaticamente incrementato con il problema del caro energia, che ha messo in ginocchio tante piccole e medie imprese, specie a carattere familiare, che non sono più in grado di sostenere i costi delle bollette.
Così non solo i giovani non torneranno perché il lavoro si trova con difficoltà, ma aumenteranno i disoccupati, in un tessuto sociale la cui tenuta deriva principalmente dalla solidarietà famigliare, dall’associazionismo, dal volontariato e dall’iniziativa dei singoli.
Allora a pochi giorni dalle elezioni politiche che garantiranno al Paese un nuovo governo è necessario che i riflettori sulle Marche, accesi purtroppo da una grave tragedia, non si spengano.
Prima di tutto per i cittadini colpiti duramente dall’alluvione, ma a seguire per tutti i marchigiani, impegnati nello sviluppo dei loro territori e nella difesa di centinaia di meravigliosi borghi incastonati tra le montagne e il mare, veri gioielli medioevali e rinascimentali, ricchi di castelli, piazze, vedute di straordinaria bellezza, attività artigianali antiche e di pregio, tradizioni millenarie che vanno coltivate e salvaguardate. Alla nuova classe politica che guiderà l’Italia, un solo appello: non lasciamo sole le Marche.
*TV Senior manager & Board member
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