Fondazione Marisa Bellisario

AI: “AFFASCINANTE E TREMENDA AL TEMPO STESSO”

di Giulio Maira*

“Affascinante e tremenda al tempo stesso”. Così papa Francesco, al G7, ha definito l’Intelligenza Artificiale (AI), invitando i grandi del mondo a riportare al centro l’uomo e a riflettere, non solo sulle grandi opportunità che questa tecnologia prospetta, ma anche sulle inquietudini che essa desta.

Tutti noi possiamo cogliere quanto questa tecnologia sia straordinaria e pervasiva. Gli algoritmi dell’AI, per la loro capacità di accedere e processare dati a una scala prima nemmeno pensabile, ci battono in tante cose, e i vantaggi che tutto ciò comporta sono evidenti.

Per questo l’impatto dell’IA è destinato a cambiare in maniera radicale la nostra società, in modi che non sempre riusciamo ancora a cogliere e che difficilmente si raggiungerebbero attraverso uno sviluppo indipendente delle capacità umane.

Ma come ogni tecnologia, anche questa ha dei limiti.

Il più importante è quello della conoscenza. Deep Blue, il programma che nel 1997 sconfisse il campione di scacchi Kasparov, poteva esaminare 200 milioni di posizioni al secondo, mentre l’uomo, nello stesso tempo, ne valutava forse tre. Ma Deep Blue era cosciente di cosa stesse facendo? E accumulare un’infinità di dati significa accumulare conoscenza?

E poi ci sono i problemi sociali relativi alla perdita di posti di lavoro e al rischio di esclusione, dal mondo del lavoro e dai meccanismi di socializzazione, di quello che papa Francesco chiama il Sud del mondo.

Una riflessione voglio farla in relazione a due recenti evoluzioni dell’IA.

Mi riferisco a ChatGPT e agli altri programmi di AI generativa che attingendo da Internet sono in grado di produrre testi, immagini e video, simulando attività cognitive complesse, fino a poco tempo fa prerogativa solo degli esseri umani. Ma la creatività non richiede di simulare, nel creare delle storie è l’improbabile ciò a cui dobbiamo mirare, mentre questi programmi generano testi semplicemente probabili, con il rischio di inserire anche informazioni non veritiere, o viziate da pregiudizi. È importante insegnare agli studenti non tanto a non usare questi ausili, ma ad usarli senza smettere di pensare e di porsi domande, usando l’intuito, la curiosità, l’originalità, il coraggio, il buon senso, quello che Pascal definiva esprit de finesse. Occorre insegnare a saper pensare bene, se si vuole formare responsabilmente la società del futuro.

Il secondo punto che voglio toccare da neurochirurgo mi interessa particolarmente. Mi riferisco alle cosiddette Interfacce Neurali o Brain computer Interface (BCI), microchip dotati di microelettrodi impiantati in un cervello e collegati a macchine dotate di algoritmi per elaborare i segnali rilevati. Oltre che per finalità mediche – permettere a chi è paralizzato di muovere gli arti usando il proprio pensiero – potrebbero essere usate per collegare fra loro più cervelli e questi a più macchine, con l’obbiettivo di far fare all’umanità un balzo cognitivo superiore a quello che i tempi lunghi dell’evoluzione permetterebbero.

Penso sia doveroso porci la questione dei limiti dell’applicazione di queste tecnologie al cervello umano, perché i nostri pensieri non possono essere ridotti a semplici impulsi elettrici che possiamo scambiarci a piacere. Cosa ne sarebbe del rispetto della dignità dell’uomo, di quella individualità che fa di ogni essere umano un’entità diversa dalle altre?

A fronte di queste perplessità, tuttavia, è indubbio che l’IA faccia oramai parte dei nostri tempi e non se ne possa fare a meno. Per questo dobbiamo porci per tempo alcuni problemi etici relativi alla sua evoluzione, non perché dobbiamo limitare o bloccare il progresso, ma perché dobbiamo inserirlo armonicamente nella trama di quel fil rouge che è l’evoluzione dell’uomo, senza che questa venga stravolta, ma preservando l’equilibrio globale del mondo e aiutandoci a rendere l’umanità più giusta, senza povertà, senza discriminazioni, con una più equa distribuzione delle risorse, rispettando l’ecosistema, accelerando il progresso scientifico e quindi anche le conoscenze sul funzionamento della nostra mente.

* Fondatore e Presidente della Fondazione Atena Onlus, già Titolare della Cattedra di Neurochirurgia e Direttore dell’Istituto di Neurochirurgia del Policlinico Gemelli

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3 commenti su “AI: “AFFASCINANTE E TREMENDA AL TEMPO STESSO””

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