di Tiziana Serrani*
Il tema giustizia è scomparso dal dibattito pubblico, nonostante sia programmato uno sciopero dei magistrati e si avvicini la data del 12 giugno in cui si voterà sui referendum.
In effetti, le atrocità della guerra in Ucraina e i suoi disastrosi effetti hanno monopolizzato l’interesse. Ma per tutti noi cittadini e per le conseguenze in punto di diritti, compresi quelli economici, la riforma della giustizia, con il contributo che possono dare i referendum, rimane punto nodale.
Soprattutto le questioni relative alla riforma dell’ordinamento giudiziario sono state ridotte, dai media e dalla politica, a mero fatto tecnico, quindi di scarso interesse e apparentemente poco comprensibili per la cosiddetta “gente comune”.
Si tratta, invece, di scelte valoriali, cui come cittadini non possiamo abdicare. Quindi, seppure istintivamente la preoccupazione principale sia quella del caro bollette e di come arrivare a fine mese, dobbiamo ricordare che la tutela di ogni diritto, compresi quelli di consumatori e di lavoratori, è assicurata solo da un sistema giudiziario equo ed efficiente.
Un sistema giudiziario ben funzionante rappresenta, infatti, la più solida salvaguardia dei diritti individuali, quali la vita, la libertà e la proprietà. Viceversa, una giustizia inaffidabile, oltre a mettere in discussione l’effettiva tutela dei diritti, finisce anche per ostacolare il progresso economico – è pacifico che nel nostro Paese la mancata crescita negli ultimi trent’anni sia, almeno in parte, legata al dissesto del nostro sistema di giustizia – e sociale
La riforma della giustizia e della sua amministrazione è quindi necessaria e urgente e solo sterile è l’argomento secondo cui la riforma si deve fare in Parlamento. O meglio: il Parlamento sarebbe la sede naturale, se non fosse che ne discute da decenni senza adottare un corpo normativo organico e adeguato. Ben venga allora l’iniziativa referendaria, che non indebolisce né disconosce la funzione propria del Parlamento.
L’occasione è insomma propizia per avviare un confronto plurale e partecipato su questioni da cui dipende il futuro della democrazia italiana. Perché, come sottolineato dal Presidente Mattarella, «I cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario».
Per stimolare il dibattito, nell’ambito delle iniziative assunte anche con il mio contributo da BaseItalia, ogni lunedì mattina illustrerò in un brevissimo video uno dei quesiti referendari e il contesto cui fanno riferimento. Il mercoledì, alle 18.15, gli stessi temi saranno trattati in un incontro di 45 minuti con politici, magistrati, avvocati e giornalisti, tra cui Stefano Ceccanti, Enza Bruno Bossio, Enrico Costa, Carlo Nordio, Bartolomeo Romano, Maria Brucale, Gindomenico Caiazza, Simona Viola, Guido Camera, Alessandro Barbano. Tutti i dettagli sui miei account Facebook Twitter e Linkedin.
* Partner Bussoletti Nuzzo & Associati
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