Fondazione Marisa Bellisario

LA RICERCA DI IDENTITÀ DELLE MUSULMANE IN OCCIDENTE

Di Ornella Del Guasto
“Se sei interessata a una cintura esplosiva più che a un abito bianco e alle fantasie delle principesse di Disney, vieni da noi “ così sollecitano le donne occidentali attraverso i social i propagandisti di al-Zawra, la scuola jihadista che per blandirle da Raqqa offre corsi di cucina e legge islamica e corsi di economia, armi e social media, informa un’analisi del Corriere della Sera. E tante accorrono. Cosa spinge donne europee e qualche italiana a indirizzarsi verso l’Isis ? Ingenuità, esaltazione, frustrazione, spaesamento e qualche volta il solo desiderio di raggiungere qualcuno che si ama e che è già lì. Il quotidiano cita un rapporto riservato dell’antiterrorismo sui “Foreign Fighters” secondo cui le donne costituiscono il 10% di quanti hanno lasciato l’Occidente. La loro età si aggira tra i 16 e i 24 anni, tra cui molte laureate. Delle 644 mila musulmane, soprattutto maghrebine e albanesi, che risiedono in Italia la percentuale della “sorellanza” è assai poco rappresentativa, perché in stragrande maggioranza sono inserite nella società. L’antidoto a questa fascinazione forse, secondo l’analista, è la razionalità, cercando di ascoltare le voci delle migliaia di musulmane intorno a noi. “Qualcuna provi a mettersi un fazzoletto in testa e a cercare lavoro” scrive provocatoriamente Sumaya Abdel Qader nel racconto autobiografico “Porto il velo, adoro i Queen” (Sanzogno). E’ vero ci sono paesi dove il velo è obbligatorio e le donne non se la passano bene. Ma la colpa non è della religione, è del delirio di onnipotenza degli uomini”. Per cui il velo non è sentito come oppressione soprattutto dalle donne di seconda generazione che scelgono di indossarlo.
Dagli anni Novanta si è assistito in tutto il mondo a un revival religioso (non solo musulmano) in cui simboli hanno acquistato forza. Il velo è il simbolo per antonomasia di una comunità che si è sentita sotto accusa dopo l’11 settembre, diventato per le musulmane vessillo politico in opposizione ai regimi dittatoriali del mondo islamico ma anche contro le spinte assimilazioniste in Europa, come le regole francesi che lo hanno vietato a scuola. “ Una delle mie figlie si è appena laureata al Politecnico ingegnere – dice Souheir Katkhouda presidente dell’Associazione donne musulmane d’Italia – ma si continua a parlare di queste ragazze per come si vestono e non per come si comportano da cittadine italiane di fede musulmane”. Il Corano alla Sura IV, versetto 34, afferma che “gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre”. Il cuore del problema è naturalmente nella sua contestualizzazione storica ma per i fondamentalisti il testo è sacro e infallibile e lo ricordano le brigate in Siria e in Iraq che vigilano sulla “pubblica moralità” e che viene recepito senza discussioni nei ceti più semplici. Per questo in Italia l’uso di questo concetto che i maschi fanno è spesso criminale come l’omicidio di giovani donne assassinate dai padri con l’aiuto dei parenti maschi, accusate dalle famiglie di comportamenti troppo occidentali. Ma alcuni ritengono sia ingiusto tirare in ballo l’Islam perché responsabili sono piuttosto le consuetudini radicate nelle regioni povere dei paesi di origine. Le caratteristiche della migrazione pachistana e bengalese, infatti, che costringono la donna in condizione di semisegregazione, riguardano uomini che partono da condizioni di vita disagiate. Le mogli arrivano in Italia attraverso i ricongiungimenti, si confinano in casa, non lavorano, non imparano l’italiano e la loro unica finestra sul mondo è la tv satellitare in urdu o in bengalese. Tutt’altra storia è quella dei figli che vanno a scuola, che si italianizzano e che diventa dura soprattutto per le ragazze costrette a subire il retaggio famigliare come i matrimoni combinati con ragazzi dei paesi di origine, l’imposizione di abiti consoni ed in ogni caso maggiori limitazioni rispetto alle coetanee occidentali. Ad esempio, le infibulazioni non prescritte dalla legge islamica, sono state almeno 14mila in 10 anni fino al 2006 quando la legge le ha vietate, e poi non sono rari i casi di poligamia. “Noi” e “loro” quindi è il tormentoso assioma che si trascinerà ancora per anni. Ma forse ci siamo dimenticati che solo 34 anni fa in Italia il delitto d’onore consentiva al maschio italiano di uccidere la moglie con scarse conseguenze per lui e che fino a 300 anni fa le streghe venivano bruciate in base a un codice di procedura penale inventato da 2 domenicani alla fine del Quattrocento. È quindi un problema di tempo. La Storia ha per ciascuno il proprio passo.

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