Fondazione Marisa Bellisario

IL CONTRIBUTO FEMMINILE ALLA SOSTENIBILITÀ

di Cinzia Boschiero

Si parla molto di sviluppo sostenibile e numerosi dati evidenziano come il ruolo delle donne sia determinante, sia nel mondo del lavoro sia per la società. Le donne hanno una visione di “sostenibilità” già nelle scelte alimentari, nell’educazione, nella riduzione e nella gestione dei rifiuti domestici, nella pianificazione delle nascite, nella gestione delle risorse economiche, nelle scelte imprenditoriali e formative.

Forse non tutti sanno che è stata una donna, Gro Harlem Brundtland, a coniare questo termine nel 1987, quando da Presidente della Commissione mondiale Ambiente e Sviluppo dell’Onu produsse il Rapporto “Our Common Future” – che prende il nome di Rapporto Brundtland – considerato uno dei capisaldi dello sviluppo sostenibile. Lì per la prima volta la sostenibilità viene definita come “L’obiettivo di uno sviluppo economico che tenga conto del benessere generale sociale e ambientale” ovvero il concetto diffuso oggi di “Sviluppo che soddisfa i bisogni delle generazioni presenti, senza compromettere quelle future…”

Dopo di lei, molte donne sono state protagoniste della “sostenibilità”, come Vandana Shiva, scienziata indiana laureata in fisica nucleare e leader della rivoluzione verde che ha ispirato e guidato la mobilitazione di circa 500mila agricoltori contro la monocoltura biotecnologica sostenuta dalle multinazionali dell’agroalimentare. Sono donne le fondatrici di aziende, movimenti e fondazioni ecosostenibili come Wangari Muta Maathai, la prima donna africana ad aver ricevuto, nel 2004, il Premio Nobel per la Pace per “il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile”. Scomparsa nel 2011, e che nel 1977 aveva fondato il Green Belt Movement (GBM), organizzazione non governativa che ha piantato e favorito la crescita di oltre 45 milioni di alberi e si adopera contro il disboscamento. E oggi diverse associazioni femminili – come WILEUROPE, EWMD, WeEmpower – hanno fatti propri e lavorano per attuare i contenuti dell’Agenda 2030 sullo Sviluppo sostenibile, approvata dall’Onu il 25 settembre 2015 con i suoi 17 traguardi suddivisi in 169 obiettivi, tra cui figura anche la il contrasto alla discriminazione e alla violenza di genere in tutti gli ambiti.

L’Agenda 2030 rappresenta un’opportunità reale per modelli economici, ambientali e sociali che non lascino “nessuno e nessuna indietro” e le associazioni femminili e i progetti guidati da donne che lavorano per affermare i valori, i principi e la prassi della sostenibilità sono tantissimi e in tutto il mondo. Così come sono migliaia le start up nate nel settore della sostenibilità o i blog, i siti, le testate create da donne per incentivare la sostenibilità del mercato come Lifegate, Ecoworld (rif. https://www.ecoworldhotelshop.com/it/blog/donne-ambiente).

Per quanto riguarda il nostro Paese, uno studio della Commissione Europea evidenzia come le giovani adulte italiane tra i 30 e 35 anni, di reddito e cultura medio-alti siano, sono le più attente all’ambiente ma secondo l’Osservatorio nazionale degli stili di vita sostenibili, anche le ragazze e le donne tra i 18 e i 24 anni sono informate e si interessano della sostenibilità, per un totale di 31 milioni di italiane.

Un ulteriore capitolo sono le scelte di finanza sostenibile: secondo una recente ricerca, la pubblicazione da parte delle aziende dei bilanci di sostenibilità è considerata rilevante per le scelte d’investimento dal 68% degli uomini e dal 75% delle donne. E in finanza sono numerose le donne che nelle loro scelte hanno un approccio improntato alla sostenibilità come Ana Paula Harris, Managing Director & Global Head of Equity Portfolio Strategists di State Street Global Advisors o Jacqueline Novogratz, imprenditrice e filantropa statunitense, fondatrice di Acumen Fund, organizzazione che si occupa di finanziare progetti imprenditoriali che mirano a ridurre la differenza tra ricchi e poveri nei Paesi in Via di Sviluppo.

Ultima notazione sulla Commissione europea che, presentando la “Strategia per la parità di genere 2020-2025”, ha integrato la prospettiva di genere in tutte le politiche e in tutte le principali iniziative dell’Unione Europea. Le sfide principali cui oggi l’Ue deve far fronte, tra cui i cambiamenti climatici e la trasformazione digitale, hanno tutte una dimensione di genere. Anche le iniziative dell’Ue a livello globale terranno conto degli obiettivi della strategia per la parità di genere, promuovendo l’emancipazione femminile e la sostenibilità in tutti gli ambiti.

5 commenti su “IL CONTRIBUTO FEMMINILE ALLA SOSTENIBILITÀ”

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