Fondazione Marisa Bellisario

COMUNI: 1 SU 4 IGNORA LE REGOLE SULLA RAPPRESENTANZA

Sulla carta funziona tutto. Da un capo all’altro del Paese non c’è amministrazione comunale che non abbia la sua equa rappresentanza femminile. Un obbligo introdotto dalla legge 215 del 2012, secondo cui tutti i Comuni sono tenuti a inserire negli statuti comunali norme per «assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna» e di «garantire la presenza di entrambi i sessi nelle giunte». La legge 56 del 2014, si spinge un po’ più in là e fissa percentuali precise: «Nelle giunte e nei Comuni con popolazione superiore ai 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40%».
Eppure, nonostante l’apparato normativo, succede che su 4.087 giunte comunali nominate dopo le elezioni del 25 maggio 2014, ce ne sono 1.182 non in regola (con entrambe le leggi). Certo, se si ritiene che una giunta non sia legittima, si può sempre far ricorso al Tar della propria Regione. Ma i termini per farlo sono ormai abbondantemente scaduti e nessuno sa dire quanti siano, a livello nazionale, i ricorsi ancora pendenti e quanti destini politici potrebbero quindi essere modificati dai giudici. Nessuno salvo la consigliera regionale per le pari opportunità della Calabria, Stella Ciarletta, che pochi giorni fa si è vista accogliere i quattro ricorsi presentati al suo tribunale amministrativo di riferimento («Solo quattro perché non c’erano altri soldi» ha spiegato). Risultato: quattro giunte azzerate per palese inferiorità numerica femminile.
In quelle sentenze c’è anche una raccomandazione ai sindaci: se venite a dirci che avete provato a cercare inutilmente donne da nominare dovete dimostrarcelo con «adeguata attività istruttoria», non basta giustificarsi «soltanto comprovando la rinuncia di una consigliera eletta». In sostanza, prima di arrendersi e nominare un’amministrazione a zero donne oppure sbilanciata a favore degli uomini, «il sindaco ha l’obbligo di svolgere indagini conoscitive nella società civile o nel proprio bacino territoriale», tenendo conto ovviamente degli orientamenti etico-politici di chi interpella. Soltanto dopo una ricerca così dettagliata e provata è possibile la resa.
Ma dedicare tutto questo tempo ed energia alla causa della parità di genere evidentemente non è stato ritenuto fondamentale da 1.182 sindaci. Nella maggioranza dei loro Comuni, cioè in 968 giunte, la rappresentanza femminile è pari a zero, e poco importa che siano sopra o sotto i 3 mila abitanti. Per gli altri 214, invece, la presenza femminile è assicurata ma siamo davanti a numeri tanto esigui da risultare sotto la quota del 40% voluta dalla legge Delrio de 2014.
Numeri che portano a una sola conclusione un Comune su quattro ignora le regole e accampa scuse francamente poco convincenti.

4 commenti su “COMUNI: 1 SU 4 IGNORA LE REGOLE SULLA RAPPRESENTANZA”

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